l 95% dei tumori primari del pene sono Carcinomi a Cellule Squamose (CCS), il sarcoma di Kaposi è responsabile del 3%, e il restante 2% comprende forme più rare quali il basalioma, il melanoma e il sarcoma.
La manifestazione iniziale più comune è un bozzetto duro non doloroso sul glande del pene. Dal 15 al 50% dei pazienti ritardano per più di un anno da un Urologo Palermo a farsi visitare per paura, vergogna o semplice ignoranza. La lesione può anche sanguinare, e spesso il sanguinamento viene erroneamente confuso con sangue nelle urine (ematuria). Raramente si può manifestare con una massa a livello inguinale o ritenzione urinaria.
All’esame obbiettivo, si presenta come una massa solida o un ulcera non dolente sotto o sul prepuzio. Di solito la lesione presenta segni di infezione. Nei casi di malattia avanzata, il prepuzio, il glande, il corpo del pene, lo scroto o anche il perineo possono essere sostituiti dalla massa tumorale. Viene eseguita una biopsia della lesione per confermare la diagnosi e decidere la migliore linea di trattamento.
Ulteriori esami servono per studiare l’estensione della malattia a livello locale e sistemico. Viene prescritta una TC toracica e addominale per studiare i polmoni, il fegato, le pelvi e i linfonodi pelvici. La risonanza magnetica può aiutare a capire il grado di infiltrazione della massa maligna.
È di norma prescrivere alcuni esami del sangue come il calcio sierico e enzimi di funzionalità epatica per monitorare lo stato generale del paziente con la patologia urologica
Il trattamento di prima linea per il tumore del pene è chirurgico. L’estensione dell’intervento dipende dall’estensione della malattia: da un’intervento di circoncisione per rimozione di lesioni sul glande a interventi parzialmente demolitivi con tecniche di ricostruzione, a amputazioni totali di pene e scroto.
Se la malattia si è diffusa ai linfonodi inguinali o pelvici, l’intervento al pene deve essere seguito da una rimozione dei linfonodi (linfadenetcomia).
Alternative all’intervento chirurgico sono applicazioni topiche di preparati a base di 5-Fluorouracile (solo per carcinoma in situ) a ablazione con il laser, crio-ablazione, radioterapia o brachiterapia. Tuttavia, con le tecniche sopramenzionate, il rischio di recidiva è del 30-50%.
Dopo l’intervento, il paziente deve essere seguito ogni 2-4 mesi, per monitorare e eventualmente trattare possibili recidive locali di malattia (nel 15-25% dei casi).
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